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Prezzi degli immobili da investi­mento in un contesto di aumento dei tassi d’inte­resse indotto dall’in­fla­zione

Ultimo aggiornamento: 24. April 2025

L’incer­tezza sul mercato degli investi­menti immobi­liari è attual­mente elevata: quale sarà l’impatto negativo causato dagli aumenti dei tassi di interesse nel 2023? Quanto, invece, l’immigrazione e la robustezza dell’economia potranno influire in termini positivi sul mercato immobi­liare? E quali sono gli sviluppi preve­dibili per i prezzi degli immobili da investi­mento? Nel novembre del 2022, nel nostro primo post su questo blog, trattando dell’at­tuale contesto di mercato sugli investi­menti immobi­liari, abbiamo già discusso di quanto siano stret­ta­mente legati all’an­da­mento dei tassi di interesse e di come, gli stessi rivestano un ruolo di grande impor­tanza (vedi Investi­menti immobi­liari in un mercato turbo­lento).

In quell’oc­ca­sione abbiamo anche sotto­li­neato che, oltre all’ef­fetto dei tassi d’inte­resse, anche il contesto economico e il mercato degli utenti hanno grande impor­tanza nella valuta­zione dell’an­da­mento dei prezzi degli immobili. Ed è proprio su questi effetti delle varie deter­mi­nanti dei prezzi che, in seguito, esami­neremo e analiz­zeremo gli effetti di uno scenario tipico in caso di aumento dell’in­fla­zione e di ulteriori aumenti dei tassi di interesse sui prezzi degli immobili da investi­mento. Per far luce sulla relazione fonda­mentale tra tassi d’inte­resse, contesto economico e altri fattori d’influenza, guardiamo al passato e cerchiamo di trarre spunti per la situa­zione odierna dai modelli delle serie storiche. Se sono dispo­nibili serie storiche di lungo periodo, è possibile analizzare le inter­re­la­zioni di specifici fattori di influenza per creare scenari basati sugli stessi.

Diverse influenze ambientali

I tassi di interesse hanno un impatto sui prezzi e sui rendi­menti degli immobili, in parti­colare attra­verso i seguenti tre mecca­nismi: in primo luogo, le aspet­tative di rendi­mento aumentano quando le alter­native di investi­mento agli immobili offrono migliori tassi di interesse. Questo perché, in linea di principio, un aumento dei tassi di interesse porta a un deflusso di denaro dal mercato dei capitali, deflusso che si traduce in un calo della domanda di immobili trainata dagli investi­menti. In secondo luogo, i proprietari che hanno finan­ziato il loro immobile ricor­rendo a un debito devono affrontare costi di interesse più elevati, e i costi di interesse più elevati sul debito portano a rendi­menti attesi più elevati. In terzo luogo, in un contesto infla­zio­ni­stico con salari e tassi d’inte­resse in aumento, di solito salgono anche gli affitti. E l’aumento dei canoni di locazione esistenti può essere realizzato attra­verso l’ade­gua­mento dei canoni di locazione in seguito all’au­mento dei tassi di interesse di riferi­mento. Soprat­tutto in un contesto come quello attuale (forte domanda di abita­zioni, produ­zione abitativa troppo bassa e calo dei tassi di sfitto), il mercato fondiario favorisce l’aumento degli affitti, dei redditi da locazione e quindi anche dei prezzi degli immobili. L’attuale contesto di mercato esemplifica come i diversi fattori di influenza possono deter­minare i prezzi degli immobili in modi diversi e talvolta opposti.

Modello stati­stico per l’analisi di corre­la­zione

Quanto è forte la risposta dei prezzi degli immobili alle varia­zioni dei tassi di interesse rispetto alla risposta ad altri fattori di influenza? A questa domanda si può rispondere ricor­rendo a un’analisi di cointe­gra­zione basata sull’i­potesi dell’esistenza di un equilibrio stabile tra due o più variabili e che le devia­zioni da questo equilibrio sono di natura tempo­ranea. Su questa base, si può applicare un modello di corre­zione degli errori (Vector Error Correction Model), che stima le relazioni a breve e a lungo termine dei vari fattori di influenza. Come già detto, infatti, i prezzi degli immobili non dipendono solo dai tassi di interesse, ma anche da una serie di altri fattori. In questo studio abbiamo modellato i prezzi degli investi­menti immobi­liari in funzione dei tassi di interesse, del prodotto interno lordo (PIL), dei tassi di sfitto e dei canoni di locazione richiesti, sulla base delle serie storiche, a partire dal 1980 al 2020. 
 

Figura 1: Funzioni di risposta agli impulsi

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La Figura 1 mostra il compor­ta­mento dell’indice dei prezzi degli immobili residen­ziali o commer­ciali al variare dei fattori di influenza. I prezzi degli immobili da investi­mento reagi­scono in modo parti­co­lar­mente sensibile alle varia­zioni del livello dei tassi d’inte­resse (linea rossa) rispetto agli altri fattori d’influenza, con un effetto sui prezzi maggiore per gli immobili residen­ziali rispetto a quelli di tipo commer­ciale. È parti­co­lar­mente interes­sante notare che le rispettive funzioni convergono solo dopo circa 5 anni. Ciò sugge­risce che i prezzi degli immobili residen­ziali e commer­ciali impiegano non solo mesi ma anni per tornare all’e­qui­librio dopo i vari shock macroe­co­nomici. Inoltre, si osservano ritardi di impatto per le varia­zioni dei tassi di sfitto, del PIL e dei canoni di locazione e anche in questo caso con una sensi­bilità maggiore nel segmento residen­ziale rispetto a quello commer­ciale. Nel caso di questi ultimi, le carat­te­ri­stiche speci­fiche del segmento, come la durata fissa dei contratti o la maggiore indiciz­za­zione dell’in­fla­zione vista dalle locazioni commer­ciali, ne riducono la sensi­bilità. 
 
 
 

Aumento dei tassi d’inte­resse e dei prezzi degli immobili d’inve­sti­mento indotto dall’in­fla­zione

La Figura 1 mostra l’effetto di un singolo fattore sul prezzo di un investi­mento immobi­liare. In realtà, tuttavia, questo dipende sempre dalla situa­zione. Ad esempio, in uno scenario tipico, l’aumento dei tassi di interesse è accom­pa­gnato da un aumento dell’in­fla­zione e quindi anche da un aumento dei canoni di offerta.

Questo scenario tipico – che chiamiamo «aumento dei tassi d’inte­resse indotto dall’in­fla­zione» – è rappre­sentato di seguito. In questo caso, ipotiz­ziamo un tasso di infla­zione medio maggiore del 2,5% su un periodo di 5 anni e un aumento dei tassi di interesse di 250 punti base, ma in un contesto economico espansivo con tassi di crescita reali medi superiori al 2,0% (nominal­mente un aumento del ‚5%) e in un mercato degli utenti solido con aumenti degli affitti superiori alla media e tassi di sfitto in calo.

Tabella 1: Parame­triz­za­zione dell’au­mento dei tassi di interesse indotto dall’in­fla­zione

Fattore di influenza Misura­zione su 5 anniAumento dei tassi di interesse indotto dall’in­fla­zione 
Appar­ta­menti vacanti Varia­zione in punti percen­tuali (5 anni cumulativi) – 0.2 PP
Spazio commer­ciale sfitto Varia­zione in punti percen­tuali (5 anni cumulativi) – 1.0 PP
PIL nominale Tasso di crescita annua­lizzato + 4.5 %
Infla­zioneTasso di crescita annua­lizzato + 2.5 %
Rendi­mento Tasso di interesse federale (10 anni) Varia­zione in punti percen­tuali (5 anni cumulativi) + 2.5 PP
Affitti richiesti residen­ziale Tasso di crescita annua­lizzato + 3.0 %
Offerta di affitto ufficio/vendita Tasso di crescita annua­lizzato + 2.5 %

La simula­zione dello scenario «aumento dei tassi d’inte­resse indotto dall’in­fla­zione» qui presentata comporta un calo dei prezzi del 15% per gli immobili residen­ziali e del 14% per gli immobili commer­ciali. Ciò corri­sponde a una varia­zione media annua dei prezzi di meno 3,0% per gli immobili residen­ziali e meno 2,8% per gli immobili commer­ciali. La Figura 2 mostra l’effetto di questo scenario sui prezzi, in un periodo complessivo di  5 anni. 

Figura 2: Effetti previsti degli scenari sui valori di mercato degli investi­menti immobi­liari. 

Sebbene i prezzi degli immobili residen­ziali si riducono del 15%, secondo questo modello l’aumento degli affitti di mercato nell’arco di cinque anni porta a un rendi­mento netto del flusso di cassa pari a l 20%, che si traduce in un rendi­mento totale di poco inferiore al 5% in termini nominali (accumulato nel periodo) (prima delle misure di ristrut­tu­ra­zione su larga scala). Corretto per l’infla­zione, il rendi­mento totale causa una perdita di oltre il 10%, poiché i canoni di locazione più elevati sono accom­pa­gnati anche da tassi di infla­zione più alti. La Figura 3 mostra l’anda­mento simulato dell’ef­fetto prezzo, del rendi­mento del flusso di cassa netto e del rendi­mento totale accumulato in 5 anni.

Figura 3: Andamento dei rendi­menti totali medi nello scenario di aumento dei tassi di interesse (in un periodo di 5 anni)

Conclu­sione

Sino a poco tempo fa lo scenario del «rialzo dei tassi d’inte­resse guidato dall’in­fla­zione» era solo teorico: ora la situa­zione è cambiata e non è più lontano dalla realtà. Certo, c’è ancora la speranza che l’infla­zione rimanga contenuta e che i rialzi dei tassi d’inte­resse siano minimi. Tuttavia, se l’infla­zione e, soprat­tutto, l’aumento dei tassi di interesse dovessero persi­stere, potrebbe verifi­carsi un’evo­lu­zione come quella descritta. In questo caso, secondo i calcoli del modello, ci si dovrebbe aspettare un calo dei prezzi degli immobili residen­ziali di circa il 15%. Ciono­no­stante, gli immobili generano in media rendi­menti positivi del flusso di cassa (in termini nominali) nei cinque anni sopra consi­derati, grazie all’au­mento degli affitti e al calo degli sfitti (ed esclu­dendo le misure di ristrut­tu­ra­zione su larga scala).

Sebbene le dinamiche reali dei mercati immobi­liari siano molto più complesse di quanto espresso in questa sede, dai risultati si possono trarre degli spunti interes­santi. Tra questi, oltre all’entità dell’ef­fetto prezzo atteso, vi sono i ritardi dell’ef­fetto atteso: i prezzi degli immobili da investi­mento reagi­scono con un notevole ritardo alle varia­zioni dei tassi d’inte­resse e del contesto e i processi di adegua­mento per ripri­stinare gli stati di equilibrio richiedono diversi anni. Pertanto, i prezzi degli immobili da investi­mento dipendono in modo deter­mi­nante anche dalla durata e dall’in­tensità degli sviluppi macroe­co­nomici. L’effetto di un aumento dei tassi di interesse deve quindi essere sempre consi­derato nel contesto della situa­zione economica generale e delle forze di mercato. Il solido contesto economico reale e l’elevata e non coperta domanda di abita­zioni dovrebbero fornire un notevole sostegno ai prezzi degli immobili nell’at­tuale contesto. Tuttavia, la sensi­bilità ai tassi di interesse è spropor­zio­na­ta­mente più forte rispetto a questi fattori. Ed è probabile che oggi lo sia più che in passato. Da un lato, con gli attuali bassi tassi di sconto, ogni aumento della sensi­bilità ai tassi di interesse ha un effetto percen­tuale maggiore sui prezzi degli immobili. Dall’altro lato, la maggiore traspa­renza dei mercati immobi­liari porta a una migliore situa­zione infor­mativa e quindi a una tendenza a ridurre i tempi di aggiu­sta­mento nel mercato degli investitori. Rimane quindi la speranza che la fase di incer­tezza e i processi di aggiu­sta­mento nel mercato svizzero degli investi­menti immobi­liari si concludano rapida­mente e che emerga una nuova fiducia.

Ulteriori infor­ma­zioni

Contattaci per sotto­porre un porta­foglio immobi­liare a uno stress test secondo la metodo­logia presentata in prece­denza.

Ulteriori spiega­zioni dei dati qui presentati, compreso un chiari­mento in termini matematici, sono dispo­nibili nel report «Gli investi­menti immobi­liari spiegati «(Tedesco) Ad esempio, le pagine 37/38 mostrano come si sono sviluppati i prezzi degli investi­menti immobi­liari negli ultimi 40 anni in termini di crescita dei tassi d’inte­resse . A partire da pagina 41 è illustrata la relazione matematica tra tassi di interesse e tassi di sconto.

Per appro­fondire l’argo­mento degli investi­menti immobi­liari e delle deter­mi­nanti econo­miche, partecipa ai nostri corsi «Intro­du­zione al settore immobi­liare: il mercato in breve» o «Economia per la pratica immobi­liare».

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